Tutto iniziò a Trench Town, precisamente nella First Street. Lì Vincent “Tata” Ford ascoltò il pianto di una madre per l’arresto di suo figlio, per possesso illegale di arma. Quel lamento ispirò Ford che, insieme a Bob Marley, scrisse il famoso inno No Woman No Cry. Quella madre si chiamava Greene e suo figlio Jeffrey. Si dice anche che ci fu altro che ispirò Tata, ossia la triste esistenza di un’altra donna, Miss Puncy, continuamente maltrattata dal suo uomo.
Dopo diversi giorni e notti passate con la sua chitarra a provare, Ford riuscì a terminare la canzone che portò Bob Marley and The Wailers al successo internazionale con l’acclamato album Natty Dread, pubblicato nel 1974. Peter Tosh e Bunny Wailers se ne erano già andati e non parteciparono alla registrazione, che regalò altre perle come “Rebel Music” e “Revolution”.
La versione dal vivo, registrata nel 1975 al Lyceum Theatre di Londra è forse la versione più conosciuta.
Bob Marley conobbe Tata quando il cantante era poco più che adolescente e sembra che fu proprio Ford ad insegnare a Marley a suonare la chitarra. Ford morì nel 2008, a 68 anni, per complicazioni causate dal diabete e dall’ipertensione. Tata appare come autore di altre canzoni di Marley come “Roots Rock Reggae”, Positive Vibration” e “Crazy Baldhead”.
Nella foto vediamo l’attuale gestore del Culture Yard che mostra The Casbah, la stanza data in uso da Tata Ford a Bob Marley.

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