Non sono nato in una famiglia musicale ma ho iniziato ad ascoltare musica molto presto, ai tempi del vinile. Dopo i migliori Sanremo (ma questo l’avrei scoperto con il passare degli anni), quelli con Battisti tanto per capirci, ho bruciato i miei coetanei ascoltando i Rolling Stones e Paint It Black è stato il mio assaggio musicale. Era il rock migliore, quello che ha fatto la storia del genere e riferimento ancora oggi di moltissimi appassionati. Ma la mia inquietudine andava oltre e presto intesi che la mia vocazione era un’altra, erano i primi anni di Umbria Jazz, andai, capii.

Mi accorsi anche che questa musica era di nicchia, che la gente amava la melodia all’italiana e trovava difficoltà a capire il jazz. Io avevo invece trovato la musica più bella del mondo, quella di cui nessuno parlava, né al liceo né in televisione, e iniziai a seguire i grandi artisti che avevano fatto grande il jazz, ascoltando su disco quelli di una volta e in concerto quelli ancora in vita, Dexter Gordon, Buddy Rich, Johnny Griffin, Ornette Coleman, Art Blakey, Archie Shepp e tanti altri.

Tra tutti, quelli che io considero i più importanti nella storia del jazz moderno sono Duke Ellington and Charlie Parker, due uomini che io credo abbiano fatto la differenza nel mondo della musica in generale, non solo nel jazz.

Duke Ellington per il suo considerevole contributo alla composizione, Charlie Parker per il suo geniale linguaggio musicale che ha ispirato l’intero mondo dell’improvvisazione.

Ho sempre pensato che gente come Louis Armstrong, Duke Ellington, Charlie Parker, John Coltrane, Thelonious Monk, Miles Davis ed  Ella Fitzgerald dovessero essere conosciuti da chiunque studi musica, di qualsiasi tipo, non solo da chi va a lezione di jazz. È un disonore che nelle scuole di musica sia data rilevanza quasi esclusivamente a Bach, Mozart, Brahms, Beethoven e a tutti quelli che contribuirono a fare grande la musica classica e barocca mentre dei grandi artisti jazz quasi non si fa menziona, persone che erano dei geni musicali che tanto hanno dato al mondo e alle arti, per così poco denaro, da essere francamente guardati dall’alto in basso e ritenuti indegni del sistema educativo.

Duke Ellington, con la sua big band, non scriveva solo dei riff o canzoni con swing, come Count Basie o Benny Goodman, grandissimi, ma era un compositore geniale, non solo di grandi jazz standard ma anche di diverse Suite, come “Black, Brown and Beige”.

 

BLACK, BROWN AND BEIGE

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