Come per la maggioranza delle musiche di tradizione orale, anche la musica africana, sia strumentale che vocale, è costruita sulla ripetizione di figurazioni ritmiche e melodiche, piuttosto che su contrasti di melodie e ritmi o su melodie estese e tecniche di sviluppo. L’effetto è spesso cumulativo, con l’aggiunta di fonti sonore sempre più numerose e un aumento graduale di velocità man mano che si svolge il pezzo.
Sebbene gli europei si lamentassero spesso della musica “selvaggia e barbara” degli africani, questa non risultava tanto estranea al loro orecchio quanto la musica degli indiani d’America. In effetti, nonostante le differenze, le due tradizioni musicali hanno alcuni importanti elementi in comune. La musica dell’Africa occidentale è basata su scale pentatoniche ed eptatoniche spesso simili come struttura e intonazione a quelle della musica europea. Anche l’uso dell’armonia, o per lo meno di note suonate simultaneamente, è un altro punto di somiglianza. Anche il canto a chiamata-risposta assomiglia al canto responsoriale della liturgia cattolica e all’alternanza tra solista e coro nella salmodia protestante.

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