Può risultare complicato apprezzare un’opera registrata nel 1950 con la prospettiva attuale, ora che conosciamo quella che poi è stata l’evoluzione del jazz, però proprio per questo possiamo capire l’importanza e l’impronta rivoluzionaria di Birth of the Cool, l’album che ha definitivamente dato a Miles Davis il prestigio planetario, un album che è entrato nella storia della musica del XX secolo. Il gruppo di musicisti guidati da Miles Davis, conosciuto come il “Noneto Capitol” e formatosi nel 1948 per suonare al Royal Roost di New York interpretò un jazz più equilibrato e melodico, più sobrio ed elegante.
Così racconta Miles Davis come è andata: “Le radici di Birth of the Cool sono quelle della musica nera, veniva da Duke Ellington. Stavamo cercando di avere il suono di Claude Thornill, ma lui a sua volta aveva preso da Duke Ellington e Fletcher Henderson. Anche Gil Evans era un grande ammiratore di Duke e di Billy Strayhorn e fu lui l’arrangiatore di Birth of the Cool. Sia Duke sia Billy facevano quei raddoppi sopra gli accordi come facemmo noi in Birth. Duke lo faceva sempre, e si procurava sempre gente che avesse un suono ben riconoscibile. Se nella band di Duke uno faceva un assolo, si capiva sempre chi era dal suono che produceva. E se erano in sezione potevi comunque distinguerli dal timbro della voce. Mettevano la loro personalità negli accordi che suonavano. In Birth facemmo così. E penso sia per questo che ebbe successo. La gente bianca apprezzava la musica che riusciva a capire, la musica che potevano ascoltare senza sforzarsi. Il bebop non nasceva da loro e perciò era molto difficile per la maggior parte di loro capire quello che sentivano suonare. Era una musica completamente nera”.

 

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