Quella del 1970 è stata una decade importante per la Giamaica. Un periodo di grandi sconvolgimenti socio-politici, che ha visto il pieno sviluppo del reggae o, più specificamente, dello stile che fu poi variamente conosciuto come roots reggae, classic reggae o foundation reggae (in opposizione al dancehall).

Gli anni ’70 possono essere anche visti come il periodo nel quale varie tendenze della musica giamaicana si sono realizzate. Una di queste è stato il processo di maturazione che ha portato la musica giamaicana, partita con ragguardevole ritardo, ad acquisire una forza espressiva estremamente sofisticata.

Se la maggior parte dello Ska degli anni ’60 era poco più che un tentativo di rifare versioni di R&B americano con quella cadenza ritmica tipicamente giamaicana, dai primi anni ’70 gli artisti reggae come Bob Marley e produttori come Lee Perry erano già padroni del loro idioma espressivo, dotati di quell’ispirazione e abilità tecnica per realizzare le loro idee.

A differenza della musica cubana, la musica giamaicana non aveva avuto in passato una grande diffusione internazionale, quanto meno fino all’hit del 1964 “My Boy Lollipop” in versione Ska. Nel 1968 un altro grande impatto ebbe il film “The Harder They Come” che avvicinava la figura di un famoso rude boy con quella di un aspirante cantante reggae interpretato dal cantante Jimmy Cliff. Il film divenne un cult negli Stati Uniti e in Gran Bretagna e il LP omonimo divenne subito uno standard nelle collezioni di dischi anglo-americane, insieme a quelle dei Led Zeppelin o dei Beatles.

Il primo a godere di fama internazionale fu Bob Marley (1945-1981), specialmente dopo aver firmato con la Island Records di Chris Blackwell nel 1972. Sotto la guida di Blackwell Marley cura di più il look Rasta, mette in primo piano la chitarra elettrica, aggiunge il trio femminile con sonorità gospel, le I Threes e inizia a produrre LP confezionati con cura piuttosto che singoli. I giovani
americani e britannici gradirono molto quel nuovo sound, fresco, melodico, ritmicamente convincente, idealista e, in qualche modo, incontaminato da fini commerciali. Marley e gli Wailers (senza Peter Tosh e Bunny Wailer) raggiunsero così l’attrazione globale, grazie anche ai loro affermati tour negli Stati Uniti, in Europa, in Africa, ispirando fan e imitatori in ogni angolo della terra, dal Senegal allo Sri Lanka.

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