Un canto voodoo haitiano presumibilmente risalente al periodo della schiavitù dice : “Se Kreyol no ye, pa genyen Ginen anko” Siamo Creoli che non abbiamo più l’Africa.

Capire Il passaggio dall’essere africano, o europeo, all’essere caraibico è un concetto chiave nella formazione della cultura e della musica caraibica , espresso dal termine “creolizzazione” , che connota lo sviluppo di una nuova distinta cultura , nata dall’incontro di più culture.

Il processo è descritto anche come “sincretismo“, anche se “creolizzazione” è più appropriato soprattutto nelle Americhe, e soprattutto nei Caraibi, a causa del lungo uso, lì, del termine “creolo” e della sua capacità di suggerire alcune questioni culturali complesse, anch’esse coinvolte nel processo.

In termini linguistici , la lingua pidgin è un lingua evoluta che è la fusione di due o più lingue precedenti dei popoli che si incontrano e mescolano in una terra che non è la madrepatria di alcuno di essi. Questo linguaggio diventa successivamente creolo quando diventa la lingua madre delle generazioni successive, che dimenticano o perdono il contatto con le lingue originali.

La creolizzazione caraibica ha soprattutto coinvolto africani (principalmente dell’Africa occidentale) ed europei (per lo più spagnoli, inglesi e francesi). Altri gruppi, come gli indiani orientali, i cinesi e gli olandesi hanno anch’essi avuto un ruolo.

Perché creolizzazione e non meticciato? Perché la creolizzazione è imprevedibile mentre gli effetti del meticciato si possono calcolare. Si possono calcolare gli effetti del meticciato di piante attraverso talee o di animali attraverso incroci, si può calcolare che piselli rossi e piselli bianchi, incrociati per innesto, daranno un tale risultato in una generazione e un risultato diverso in un’altra. La creolizzazione è il meticciato con il valore aggiunto dell’imprevisto.

Era assolutamente imprevisto che la creolizzazione conducesse le popolazioni interessate alla creazione di lingue o di forme d’arte assolutamente inedite. La creolizzazione comporta, rispetto al meticciato, l’imprevedibilità. Nacquero così nelle Americhe microclimi culturali e linguistici assolutamente inattesi.

Si può parlare di una fase iniziale in cui le nuove forme di musiche neo-africane e euro-derivate hanno cominciato a svilupparsi nei Caraibi. La rumba cubana può essere considerata una di queste, in continua evoluzione attraverso l’interazione di schiavi provenienti da diverse regioni africane. L’influenza europea è evidente in molte melodie e nell’uso della lingua spagnola, ma in tutti gli altri aspetti la rumba è essenzialmente neo-africana. Tuttavia, mentre la musica della Santeria è in qualche misura un’entità yoruba trapiantata e ricombinata, la rumba non è un trapianto ma una creazione decisamente cubana.

Allo stesso modo le composizioni di Danze per piano del secolo XIX del portoricano Manuel Tavarez riflettono una sottile, rarefatta influenza afro-caraibica e, in termini di stile, la Danza può essere considerata essenzialmente europea. Essa non è quindi un genere europeo ma piuttosto portoricano ed è celebrato come il simbolo del nazionalismo portoricano. Sia la danza che la rumba sono pertanto entità creole. Il processo definitivo di creolizzazione si verificherà in seguito quando gli stili musicali di provenienza africana ed europea si combineranno in maniera ancor più evidente.

In molti casi, la mescolanza creativa iniziò tra le classi più basse degli afro-caraibici, i cui prodotti musicali, come ad esempio il primo calypso o il son cubano, erano generalmente condannati dalle élite eurocentriche (sia che queste fossero nere, bianche o mulatte). Con il tempo le prime forme sincretiche gradualmente si diffusero acquisendo forme più sofisticate tali da essere accettate anche dalle classi alte della società. 
Quando tutte le classi e le razze di una popolazione accettano i locali generi musicali sincretici, sia che essi siano il merengue, il reggae, il calypso, il son, o la plena portoricana, abbracciandoli come simboli nazionalisti, allora si può veramente parlare di una cultura musicale nazionale creola.

Nel XX secolo, l’urbanizzazione, l’emigrazione, i mass media, e l’internazionalizzazione del capitale hanno portato una nuova dimensione al sincretismo nei Caraibi. 
Finiti sono i giorni dell’isolamento delle comunità contadine che coltivavano i loro tradizionali canti creoli all’oscuro dell’intero mondo musicale . 
Muovendo la manopola della radio in qualunque dei paesi delle Piccole Antille chiunque può ascoltare musica salsa, soca, zouk, e reggae , per non parlare del Rap e del R&B. Come tali segnali radio attraversano il mare e i satelliti trasmettono MTV International, le tendenze musicali si diffondono e proliferano in settimane , non decenni, i confini geografici e linguistici sembrano fondersi con le onde radio. 
In città metropolitane come New York, Toronto, e Birmingham, gli immigrati si mescolano tra di loro e con i già residenti , sviluppano intricate e multiple nuove identità che si riflettono nei gusti musicali più eclettici. Nel frattempo, stili musicali e influenze si impollinano e si moltiplicano, generando ogni sorta di fusione, dal reggae in lingua spagnola al merengue in hindi.

Come la creolizzazione raggiunge un nuovo livello e le frontiere musicali interne ed esterne della regione si sciolgono, qualsiasi racconto che tenti di fare il punto della scena musicale contemporanea è destinata a rapida obsolescenza.

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