Ogni passo significativo che è stato fatto verso la fusione musicale, sia esso prevenga dai jazzisti nord-americani che dai musicisti afro-caraibici, ha come effetto una africanizzazione della musica di provenienza, sia essa nordamericana che caraibica.
Al contrario, se invece si tratta di un semplice avvicinamento tra connotati musicali, che non porta a una vera mescolanza tra generi ma che è usato solo per dare un colore esotico, allora si ottiene un prodotto musicale diluito, annacquato.
Ciò è stato intuito da John Storm Roberts quando, riferendosi a Mario Bauzà e a Machito, disse, : “Gli americanismi usati dagli afrocubani non diluirono i loro elementi cubani, ma li aumentarono”. (“The americanisms used by the Afro-Cubans did not water down their cuban elements, they aumented them”). Questo risultato o effetto che abbiamo chiamato africanizzazione risulta evidente quando il jazz entra in contatto con la musica più vicina alle radici africane, come l’afrocubana, con la quale musicisti come Dizzy Gillespie, Max Roach, Art Blakey e tanti altri realizzarono una specie di ritorno alle radici.
https://www.youtube.com/watch?v=DIV4MHb4CT0

 

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